Ciao Enrico, benvenuto nel blog del Freelancecamp e benvenuta Yoast, che per la prima volta sostiene il nostro evento. Innanzitutto, ti chiedo di presentarti brevemente, raccontandoci cosa fa Yoast e anche cosa fai tu.
Ciao e grazie dell’ospitalità!
Yoast è un’azienda olandese che si occupa di SEO, ottimizzazione per i motori di ricerca: in particolare sviluppa il plugin WordPress più usato al mondo (su più di 5 milioni di siti) per questo scopo, un componente aggiuntivo che fornisce una serie di strumenti per valutare e aumentare l’efficacia SEO dei contenuti del proprio sito.
Oltre a ciò Yoast offre anche corsi, guide, blog, webinar e altre risorse per imparare a ottimizzare un sito per i motori di ricerca, o per accrescere tali competenze per chi non è più solo principiante: il motto è “SEO per tutti”, l’obiettivo è di permettere a chiunque di poter lavorare con competenza e consapevolezza per migliorare il proprio posizionamento sui motori di ricerca.
Io lavoro per Yoast come senior developer dal giugno 2020, quando l’azienda ha acquistato il mio plugin WordPress che ho creato nel 2007 e che ho sviluppato e supportato per quasi 13 anni: si tratta di Duplicate Post, un plugin di utilità che è disponibile gratuitamente. È certo molto meno complesso di Yoast SEO ma che ha un certo seguito (è usato su più di 3 milioni di siti).
Da allora lavoro su Duplicate Post, insieme ai miei colleghi di Yoast, e sugli altri plugin sviluppati dall’azienda.
Questo Freelancecamp sarà dedicato allo smart working, esplorato sia dal punto di vista di chi è freelance sia da quello delle aziende. Ci racconti come l’avete vissuto voi in Yoast?
Io sono in una situazione un po’ diversa da quella della maggioranza delle persone che lavorano per Yoast, perché trovandomi a Livorno sono giocoforza un lavoratore da remoto. Gran parte della cultura aziendale e dell’anima di Yoast, invece, hanno il centro nel kantoor (ufficio in olandese) situato a Wijchen, non lontano dal confine con la Germania: non soltanto un luogo di lavoro ma di socializzazione, di formazione, di divertimento e di condivisione.
Con lo scenario della pandemia incombente (e con i Paesi Bassi che si sono trovati in lockdown abbastanza rigidi) l’azienda ha quindi cercato da subito di recuperare questi aspetti in vari modi: con dei vlog quotidiani che permettono di conoscere colleghi vecchi e nuovi, con degli appuntamenti periodici su Zoom dedicati allo stare insieme, per festeggiare ricorrenze o anche solo per ritrovarsi a costruire Lego! Oltre ovviamente all’attenzione per la comunicazione e la circolazione di conoscenza: in una software company questa in generale è già abbastanza “dematerializzata” e messa in rete, ma questo periodo ha visto aumentare le occasioni di conversazione e di aggiornamento più strutturate e coinvolgenti.
Tutto ciò ha avuto enormi benefici per me e per le altre persone che lavorano un po’ in tutta Europa (e oltre) perché ha colmato in gran parte il gap della distanza.
Di recente è stato anche realizzato un video per raccontare come Yoast si è adatta alla pandemia.
Tu hai mai lavorato da freelance?
Prima di essere assunto a Yoast sono stato freelance per 10 anni, sempre come sviluppatore web, principalmente (ma non solo) su WordPress.
Devo confessare che avevo qualche timore riguardo al passaggio a un’azienda di quelle dimensioni (più di 120 persone) e importanza: non solo per la repulsione alla timbratura del cartellino, ma anche per l’insicurezza di non essere in grado.
Dopo quasi un anno, invece, penso di poter dire che la mia esperienza da freelance non si è rivelata un limite ma, anzi, un vantaggio. Dal punto di vista delle competenze, la natura non compartimentata del lavoro di uno sviluppatore freelance può renderti molto versatile, e capace di affrontare e risolvere problemi di varia natura: uno sviluppatore freelance spesso ha dimestichezza in amministrazione di sistema, in grafica, in UX — ovviamente in un’azienda hai intorno specialisti di questi rami e non ti sostituisci a loro, ma ciò ti rende un interlocutore attento, attivo e con un certo grado di autonomia.
Dal lato dell’approccio al lavoro, ho trovato un grande vantaggio nell’allenamento all’affrontare sfide da solo, al tener d’occhio più progetti in parallelo, ma anche al creare con consapevolezza le condizioni per una maggiore produttività. Oltre al fatto che lavorare ad alti livelli nel mondo WordPress, con modalità smart, decisamente non si fa sentire come una perdita di libertà rispetto all’essere freelance.
Come sono cambiati i comportamenti di ricerca delle persone durante la pandemia? E che consigli dai ai freelance che vogliono farsi trovare?
Nel caso di Yoast, come accennavo prima, ho visto aumentare moltissimo il numero di persone da Paesi diversi dall’Olanda, con il risultato di avere gruppi di lavoro più compositi, vari, internazionali e stimolanti. Ha contribuito anche molto il fatto che per le aziende come la nostra (e in generale per tutto il mondo WordPress) è stato un periodo di grande espansione, per quanto ovviamente questo sia un segnale che sappiamo collegato a sofferenze economiche in altri ambiti.
Io ho fatto il salto da freelance ad un’azienda proprio all’inizio della pandemia, non sono certo quindi di poter analizzare le opportunità dell’essere freelance in questo periodo così strano (e tragico).
Posso però dire che un’esperienza da freelance, soprattutto se è stata improntata ad una formazione continua, in questo momento può essere una moneta spendibile per lavorare in aziende internazionali che hanno la lungimiranza di scegliere persone smart per un lavoro smart. Questo non significa necessariamente rinunciare alla libertà né tantomeno di sconfessare il valore di un percorso da freelance: lavorare per un’azienda che sa valorizzare ciò che una persona porta da un’esperienza di questo tipo non è una sconfitta o un regresso, anzi è un progresso o una vittoria tanto quanto altri esiti come possono esserlo il restare freelance ad alti livelli, o l’associarsi con altre persone per costruire un’azienda intorno a sé.
Pensi che, quando la pandemia sarà tornata sotto controllo, ci porteremo dietro alcune delle abitudini e delle modalità di organizzazione maturate in questi mesi?
Penso proprio di sì: se in certi casi si è trattato di necessari palliativi, va detto che molte scelte hanno rivelato indiscutibili vantaggi. Chi saprà riflettere su questo trovando un nuovo equilibrio non basato su pigrizia mentale, o pregiudizi, o manie di controllo, potrà migliorare non di poco la qualità del lavoro e della vita delle persone.
E infine (lo chiediamo a tutti), scegli una canzone che rappresenta per te lo spirito giusto con cui fare smart working, e spiegaci perché hai scelto proprio quella.
“Disco Ulysses” dei Vulfpeck: un po’ perché conta più il viaggio che la meta, un po’ perché i brani giusti per me sono quelli con un intro che carica di energia e un ritmo costante che aiuta ad entrare nel flow di immersione completa in un’attività.