Molti pensano che fare i freelance sia un ripiego, magari perché non si trova lavoro, altri che sia una missione. Tu come ti poni?
Potrà sembrare paradossale, ma per me freelance è una tipologia lavorativa sullo stesso piano di quella dipendente, la differenza la fanno le proprie ambizioni e propensioni. Nella mia concezione, qualsiasi tipo di lavoro può essere un ripiego se non corrisponde alla propria visione professionale e non ci rappresenta.
Alcuni potrebbero sostenere che fare il freelance espone a rischi professionali maggiori del fare l’impiegato e forse per questo intendono il freelancismo come una missione.
Personalmente in questo momento della mia vita mi si addice fare la freelance, ma sono pronta anche a passare dall’altra parte, non si può sapere dove ti porta la vita, “solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione” (cit. James Russell Lowell).
Trova un’immagine che rappresenti cos’è per te il freelancismo.
“Freelance is your professional life as you want it to be”. Fare il freelance non è tutto rose e fiori, o tramonti sulla spiaggia, e chi lo è lo sa. Ho voluto creare un’immagine che sottolineasse l’obiettivo ultimo della vita da freelance: la libertà di essere ciò che vuoi e fare ciò che ti appassiona, sapendo che qualcosa costerà, d’altronde nella vita “something gotta give”.
Come ti immagini il Freelancecamp? O se hai già partecipato, come te lo immaginavi e cosa hai portato a casa?
Il Freeclancecamp me lo immagino come una festa, uno spazio di libertà e entusiasmo, dove scambi idee e visioni sull’attività del freelance e ascolti presentazioni innovative tra un tweet e un chiacchiera. Un luogo dove nascono amicizie e collaborazioni professionali, dove imparare cose nuove, trovare conferme a cose che hai sempre pensato (credendoti il solo e anche un po’ folle), e condividere le fatiche e le gioie dell’essere un freelance.
Qual è la tua Twitter bio? Ce la spieghi?
La mia Twitter bio è la citazione di uno dei miei autori preferiti, Francis Scott Fitzgerald: “I hope you live a life you are proud of. If you find that you’re not I hope you have the strength to start all over again”.
Se parlare di sé non è facile, farlo in 140 caratteri può sembrare impossibile, eppure gli esperti sostengono sia una impedibile occasione di auto-promozione e suggeriscono di essere creativi nel presentare le proprie competenze.
Io la prendo in senso lato e se come sostiene il New York Times una twitter bio è “un’opportunità di riassumere se stessi in senso sia personale che professionale”, ho scelto uno dei valori su cui baso la mia vita: il coraggio di essere se stessi e di cambiare per esserlo.
Vero è che le twitter bio sono sempre in evoluzione quindi, probabilmente, presto cederò anche io all’auto-promozione da manuale (elenco delle capacità, dei traguardi, il lato umano e anche una buona dose di autoironia).
Il tuo intervento è previsto per domenica 17 maggio. Di cosa ci parli?
Domenica [titolo “Medico 3.0”] parlerò di come sopravvivere ed emergere nel mondo dei freelance anche per i freelance per caso o per forza, quelle figure professionali che nascono più dipendenti che liberi professionisti, come il medico, ma che possono scoprire i vantaggi di una vita da battitore libero. In una presentazione interattiva presenterò piccoli suggerimenti che ho scoperto nel mio cammino professionale per affrontare al meglio the “jungle gym” tra i quali come valorizzare il proprio operato ed evitare la tiara sindrome, conoscere i limiti che il genere a cui appartieni ti impone per poterli aggirare, superare i confini nazionali senza bruciare tutti i ponti.