Molti pensano che fare i freelance sia un ripiego, magari perché non si trova lavoro, altri che sia una missione. Tu come ti poni?
È che non sopporto d’avere capi che mi dicano quando svegliarmi e dove lavorare. E poi essere freelance è talmente stimolante che tutti gli svantaggi passano in secondo piano: ho l’incubo di ritrovarmi vecchio e scoprire di aver lavorato 40 anni nello stesso ufficio protocollando la routine.
Trovaci un’immagine che rappresenti cos’è per te il freelancismo
Mi piace la punta d’amaro, l’Aperol nello spritz, notare le gabbie in una foto così tenera.
Se la libertà non esiste, cerco la cosa che più le somigli.
Star bene dentro la propria gabbia: questo per me è il freelancismo.
Come ti immagini il Freelancecamp? O se hai già partecipato, come te lo immaginavi e cosa hai portato a casa?
È la mia prima volta.
Mi aspetto una specie di camping anni ’70, ma anche un po’ università. Ovvero un luogo dove girano persone intelligenti in costume, ma anche che non funzioni il proiettore.
Qual è la tua Twitter bio? Ce la spieghi?
“aka Kalamun ♒ no, non aggiusto computer.”
“Kalamun” é il mio nome d’arte. Anche se la parola “arte” mi mette sempre a disagio. Kalamun in arabo significa penna, da cui calamaio.
“♒” è il mio segno zodiacale. Sono acquario: non ho bisogno di credere all’oroscopo, mi basta giocarci. In realtà non credo in niente, ma gioco con tutto.
“No, non aggiusto computer” è un messaggio in codice.
Il tuo intervento è previsto per il 16 maggio. Di cosa ci parli?
“Della scelta di un logo, e d’altri giochi d’azzardo”.
I loghi sono il tallone d’Achille degli italiani, specie delle PA.
Come nascono, come si disegnano, come si criticano e magari il tuo, come dovrebbe essere?
Che poi, sei proprio sicuro ti serva?
(guida pratica).
Ci si vede lì!
[Foto di Matteo Pezzi]