Molti pensano che fare i freelance sia un ripiego, magari perché non si trova lavoro, altri che sia una missione. Tu come ti poni?
“Ho sempre desiderato essere freelance, questo è sempre stato il mio sogno fin da bambino”. [Ok, qui sembro Ibrahimovic al suo ennesimo cambio squadra].
In realtà non sono un freelance a tutto tondo, così come non sono in toto un infiltrato. Sono, come tutti, in un continuo cammino e percorso che mi fa essere oggi: 80% dipendente, 10% freelance, 10% futuro imprenditore, e domani chissà.
Credo che per me la caratteristica principale che fa da sfondo a questi tre “ruoli” sia l’entusiasmo per fare il lavoro che amo, la voglia di far sì che il mondo sia giorno dopo giorno migliore.
Nella mia mente e nel mio cuore non c’è dualismo manicheo tra freelance e dipendente, c’è la voglia di essere nel qui e ora, nel contribuire con tutti i miei piccoli gesti quotidiani al mio benessere come individuo, a quello della mia famiglia, della Terra.
Trova un’immagine che rappresenti cos’è per te il freelancismo.
Cominciamo subito con le domande difficili.
L’immagine è questa:
(Originale qui) La foto l’ho scattata io e l’ho pubblicata su instagram (messaggio promozionale: vi ricordo che mi trovate su @riccardoastolfi).
Rappresenta il freelancismo dalla faccia sconvolta, le occhiaie, i capelli spettinati, la mega moka per il caffè, un timer ikea per darsi i tempi e le procedure e la ruota del monopattino di mio figlio.
Perché il freelance lo vedo così: stanco ma felice.
Come ti immagini il Freelancecamp? O se hai già partecipato, come te lo immaginavi e cosa hai portato a casa?
Ho partecipato per la prima volta lo scorso anno, da groupie di @gluca e @nicbonora (che mi deve una pizza, gli ricordo).
Non conoscevo quasi nessuno, e la mia timidezza ha fatto sì che sfogassi nel mojito l’imbarazzo.
Gli speech sono stati tutti interessantissimi, ho raccolto idee e spunti anche dalle persone più distanti da me come professione, ma soprattutto mi sono sentito accolto dalla parte buona dell’Italia che crea, lavora e fa innovazione ma nello stesso tempo si diverte e non se la tira.
Qual è la tua Twitter bio? Ce la spieghi?
Mi sono impegnato e ho messo mano alla mia twitter bio proprio per rispondere a questa domanda e non fare brutta figura. Quindi, ecco qui:
“parlo, scrivo e mi riempio la bocca di cibo bio e di pane a #pastamadre ma sotto sotto sono un babbo nerd e geek.
#homebakersdoitbetter”.
Questi 160 caratteri rappresentano cosa più mi piace fare, cioè mangiare cose buone, sane e bio, ma con un fondo geek e nerd che si sfoga nell’autoproduzione alimentare e nella dipendenza dalla tecnologia e dal digital.
Poi ci ho messo anche la parola “babbo”, perché sono babbo, appunto, di Zeno (3 anni) e sono qui per fondare il DDD (Digital Dad Dinners). Chi ci sta?
Sito * pastamadre.net * il suo libro *twitter * instagram * linkedin * facebook.