Molti pensano che fare i freelance sia un ripiego, magari perché non si trova lavoro, altri che sia una missione. Tu come ti poni?
Io ho iniziato un po’ per forza e senza sapere se sarebbe stato amore, causa licenziamento per chiusura aziendale. Devo essere onesta, se non avessi perso il lavoro non so se e quando sarei diventata freelance. Comunque: ora lo sono e penso che sia difficilissimo fare il freelance come ripiego, perché è una vita molto, troppo diversa da quella del dipendente. Per il momento, nonostante qualche intoppo e qualche errore dovuto all’inesperienza, mi sento bene nei miei nuovi panni.
Trova un’immagine che rappresenti cos’è per te il freelancismo.
È una mappa con una bussola perché ho iniziato a lavorare partendo decisa in una direzione per poi scoprire anche altre cose che mi appassionano (o sono tornate ad appassionarmi molto): per il momento apprezzo le deviazioni e le sorprese di questo viaggio.
Come ti immagini il Freelancecamp? O se hai già partecipato, come te lo immaginavi e cosa hai portato a casa?
Sarà la mia prima volta e non vedo l’ora, anche per l’occasione di vedere e rivedere persone con cui ho stretto rapporti molto belli online (di amicizia e con qualcuno, successivamente, anche di lavoro).
Qual è la tua Twitter bio? Ce la spieghi?
“Scrivo e mi occupo anche di social media. Sono mamma di una Bruna (e del suo gemello Spettro Autistico), e di una Bionda.
Leggera e pesantona.”
La mia bio dice proprio chi sono e cosa faccio. Una parte importante riguarda proprio una delle mie figlie e la nostra vita con l’autismo che cerco di raccontare senza melodrammi né tecnicismi, nel mio blog: la disabilità è una gran palestra in molti sensi. Sono leggera perché cerco di esserlo a tutti i costi nonostante una vocazione da “pesantona” (soprattutto quando scrivo), e un fisico ingombrante che mi zavorra a terra :)