Molti pensano che fare i freelance sia un ripiego, magari perché non si trova lavoro, altri che sia una missione. Tu come ti poni?
Il freelance è una scelta dopo una sfera di esperienze lavorative da imprenditore a dipendente. Per me la scelta è quella di fare ciò che mi piace e con chi mi piace. Non solo questo. Anche se credo in verità vi sia un gene freelance tra quei 5.871 che ancora non hanno codificato.
Trova un’immagine che rappresenti cos’è per te il freelancismo.
[Fonte]
Scelgo un’immagine degli Incredibili: il cartone animato. Insomma, ogni freelance è per me speciale. Certe volte ci nascondiamo. Ma siamo un po’ come loro.
Come ti immagini il Freelancecamp? O se hai già partecipato, come te lo immaginavi e cosa hai portato a casa?
È la seconda volta che partecipo. E un bagno di freelancismo. Sembra quasi di uscire dal letargo invernale, andare a Marina Romea a trovare i propri simili! E in effetti è un po’ come uscire dal letargo, si vedono tante facce che si incontrano solo sul web, si stringono delle mani e ci si sente meno soli!
Qual è la tua Twitter bio? Ce la spieghi?
I deal with #marketing, #branding and #innovation. Ph.D in #business #management.
Ci ho messo quello che amo fare.
Ci ho messo anche che ho un dottorato non per tirarmela ma perché per me è stata una conquista a 46anni come studente lavoratore, anzi come studente freelance.
Vorrei segnalasse la mia voglia di non fermarmi mai. L’inglese è per questione foniche: suonava meglio!
Il tuo intervento è previsto per sabato 16 maggio. Di cosa ci parli?
“Freelancers: una normale famiglia di supereroi”. Di tute. Di cause di forza maggiore. Di freelance. Di Biagio Antonacci. Di Blues Brother. Di outing.