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Verso il #freelancecamp:
Alessio Bragadini

Scritto da Silvia Versari il 15 Giugno 2016
Alessio - Web and social media developer - aveva già fatto uno speech al Freelancecamp 2014, qui puoi rivedere il suo intervento in video. All'edizione 2016 propone: "Lontano dagli occhi, lontano dal cuore, trucchi di sopravvivenza per lavoratori remoti”.

 

Come ti chiami?

Alessio Bragadini

Che lavoro fai?

Il mio background è strettamente tecnologico, attualmente seguo una parte di progettazione web e web development per un cliente, mentre per un altro ho compiti più da project manager verso i fornitori.
Mi occupo anche di content marketing e social media nel settore del Coaching Agile per un’azienda internazionale. E sono anche uno ScrumMaster e Scrum Project Manager.

Lavorare da freelance è stato (ed è) un obbligo o una scelta?

Sono un freelance atipico perché lavoro per uno, massimo due clienti contemporaneamente per lunghi periodi di tempo (anni). Nei casi in cui lavoravo per aziende estere in modalità remota, l’assunzione non è stata una possibilità pratica, idem per aziende italiane che avevano bisogno solo di parte del mio tempo.

Da 1 a 10, quanto ti soddisfa il tuo lavoro per quel che riguarda:

  • aspetti economici: 5
  • gestione dei tempi di vita e di lavoro: 7
  • relazioni umane: 6

Cosa vuoi fare da grande?

Meno lavoro di programmazione e operativo, più progettazione e coordinamento. Vorrei avere giornate meno lunghe, con più tempo per studiare: significa concentrarsi al 100% su un cliente o progetto che paghi in maniera adeguata.
Vorrei anche avere più tempo per parlare e scrivere dell’organizzazione nel proprio lavoro e dei cambiamenti che richiede.

Anche quest’anno farai uno speech. Di cosa ci parli?

Si parla molto di lavoro in remoto e “smart working”, ma cosa implica per il ritmo di lavoro del freelance e del membro di un team sparso? Parleremo di strumenti tecnici come l’amata odiata email, Skype e Slack, ma anche dell’organizzazione delle ore e soprattutto di cosa aspettarsi da se stessi e dagli altri membri del team che lavorano a distanza.
La vostra azienda è “remote-friendly” o “remote-first”? E quando è meglio passare un po’ di tempo gomito a gomito con i colleghi?

 

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