Che lavoro fai?
Sono interprete, traduttrice, copywriter e insegnante di lingue straniere.
Aiuto la comunicazione tra persone che non parlano la stessa lingua, cercando e scegliendo le parole giuste per scavalcare le barriere linguistiche e culturali.
Racconto storie in italiano che fanno emozionare, fanno sentire suoni e sapori con gli occhi e con il cuore.
Insegno alle persone che vogliono imparare l’inglese, il tedesco o il francese a lanciarsi in un nuovo universo ogni volta che entrano in classe: il primo passo per imparare una lingua nuova, infatti, è “staccare i piedi” dall’italiano – e dalla Terra.
Lavori da freelance?
Sì.
Lavorare da freelance è stato (ed è) un obbligo o una scelta?
È stata un’esigenza viscerale, direi! Dentro di me l’ho sempre saputo che un lavoro dipendente non faceva per me, ma ho dovuto sbatterci la testa – e anche molto forte.
Appena laureata smaniavo per quell’indipendenza che avevo assaporato durante l’Ersmus in Germania e mi sono fatta andare bene, letteralmente, il primo lavoro che mi è stato offerto, un co.co.pro.
Poi ho trovato (quello che credevo essere) l’Eldorado: un contratto a tempo indeterminato in un ufficio piccolo e senz’aria, per un lavoro senz’anima che ha rischiato di prosciugare anche la mia. Per mia “fortuna” i titolari di quell’azienda hanno deciso di smettere di pagare me e i miei colleghi, così ho avuto la scusa per dare le dimissioni e uscire da una gabbia che in parte mi ero costruita con le mie stesse mani.
Per un po’ ho continuato a cercare lavoro come dipendente, ma continuavo a rifiutare le offerte che mi venivano fatte perché in fondo non era quello che volevo. Poi ho preso coraggio e mi sono lanciata: ho aperto partita iva come quelli che prendono la rincorsa e si buttano in acqua giù da un dirupo, senza protezioni, senza certezze e con il cuore in gola. E ho capito che quella adrenalina lì è quella che mi fa sentire viva, che mi fa venire voglia di fare.
Non passa giorno da quella primavera del 2013 che non ringrazi me stessa per aver avuto l’ardire di lanciarmi da quello scoglio.
Da 1 a 10, quanto ti soddisfa il tuo lavoro per quel che riguarda:
- Aspetti economici: 8
- Gestione dei tempi di vita e di lavoro: 10
- Relazioni umane: 8.
Come ti vedi fra 5 anni? E fra 20?
Conoscendomi, tra cinque anni mi sarò inventata qualche progetto nuovo per non annoiarmi. Di sicuro continuerò a lavorare con le mie amate parole e, ovviamente, da freelance.
Tra vent’anni vorrei essere in giro per il mondo, a godermi i paesaggi, i tramonti, i colori e gli odori che ancora non conosco. E magari senza dover lavorare. (Magari!)
Perché vieni al Freelancecamp Marina Romea?
Il Freelancecamp è una figata pazzesca, si può dire?
Due anni fa ho scelto Marina Romea per uscire dalla mia comfort zone e ho fatto centro. Da allora, torno ogni anno con tanta voglia di imparare cose nuove, di incontrare di nuovo le belle persone che durante l’anno sento solo online e per conoscerne di nuove.
E poi sì, dai, lo ammetto, anche per il mare e per i mojito!
E ora, giochiamo un po’.
- Che libro non può mancare nella biblioteca dei freelance? Un po’ tutti gli ebook di Zandegù, mi hanno fatta crescere tantissimo.
- Quando viaggi per lavoro, cosa non può mancare nel tuo bagaglio a mano? Smartphone e auricolari, disinfettante mani, fazzoletti, burro cacao e biglietti da visita.
- Quale app vorresti cancellare dal tuo smartphone? Google Drive, che non funziona mai e Twitter, che devo ancora capire come si usa.
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