Che lavoro fai?
Sono una giornalista “prestata” all’impresa. Ho iniziato quasi per caso 20 anni fa, come corrispondente locale de “Il Gazzettino di Treviso”, attività che non ho mai lasciato. Per un certo periodo il giornalismo è rimasto il mio hobby, fino a quando, nel 2004, ho deciso di abbandonare il precedente lavoro di consulente aziendale, per dedicarmi completamente alla gestione dell’ufficio relazioni con i media per enti ed organizzazioni.
I miei clienti oggi sono associazioni di rappresentanza, aziende private, imprese cooperative. Il mio punto di forza, come risorsa esterna, è la capacità di mantenere il punto di vista della giornalista, che guarda all’impresa con spontaneità ed obiettività, aiutandola a raccontarsi in modo semplice, efficace, sia verso il pubblico esterno che interno, senza cadere nel rischio autoreferenzialità.
Operare in settori e realtà differenti, mi consente di sviluppare le mie competenze e in molti casi di trasferire know how ed esperienze da una situazione all’altra.
Lavori da freelance?
Sì.
Lavorare da freelance è stato (ed è) un obbligo o una scelta?
Un po’ obbligo, un po’ scelta. Dopo varie esperienze di impresa societaria, ho compreso che per me era meglio procedere da sola e fare sistema con altri professionisti o organizzazioni che condividono medesimi obiettivi, valori, stile di lavoro. La mia ripartenza da freelance è recente, risale all’estate 2017.
Da 1 a 10, quanto ti soddisfa il tuo lavoro per quel che riguarda:
- Aspetti economici: 7
- Gestione dei tempi di vita e di lavoro: 8
- Relazioni umane: 8.
Come ti vedi fra 5 anni? E fra 20?
Nel medio periodo, conto di consolidare le attività che già sto svolgendo e magari fare qualche esperienza significativa anche nel settore pubblico, che avrebbe un gran bisogno di buone narrazioni.
Nel lungo periodo mi immagino invece con figli ormai grandi ed autonomi, con maggiore tempo a disposizione per me e per dedicarmi a qualche grande progetto, anche nel mondo del volontariato. Spero di avere ancora lo stesso entusiasmo, la voglia di crescere e di appassionarmi alle cose che faccio e di dedicare la giusta attenzione alle persone che incontro.
Perché vieni al Freelancecamp Marina Romea?
Perché dai social ho compreso che questo evento è una figata pazzesca, in cui ricevere e dare energia. Sarà la mia prima volta al Freelancecamp: spero di non sentirmi un “pesce fuor d’acqua”, in questa comunità già così ben consolidata.
E ora, giochiamo un po’.
- Che libro non può mancare nella biblioteca dei freelance? “Promuovi te stesso” di Riccardo Scandellari, che spiega come creare il proprio personal branding con una comunicazione mirata e vincente, specie nel web.
- Quando viaggi per lavoro, cosa non può mancare nel tuo bagaglio a mano? Assolutamente il caricabatterie dell’Iphone e qualche rivista, come “Io Donna”, un giusto mix di informazione, cultura, moda ed intrattenimento.
- Quale app vorresti cancellare dal tuo smartphone? Mi considero già a posto, scarico solo quelle per me essenziali ;-)