In poche righe: chi sei, cosa fai, a chi puoi essere utile?
Sono Alessandro Lonzi e sono un artista eclettico e poliedrico. Mi occupo di pittura, fotografia, videomaking, performance, murales, recitazione, illustrazione e grafica, decorazione di vestiti e accessori, e sono anche corista in una band e modello per fotografie e dipinti. L’arte non è solo il mio lavoro, ma la mia vita in ogni singolo istante. La mia missione è donare bellezza, stupore, punti di vista, domande, magia attraverso la mia espressione e il coinvolgimento dell’altro.
Lavori come freelance? Da quanto tempo? È stata una tua scelta o un obbligo? Torneresti indietro?
Dal 2009 sono attivo come operatore artistico e culturale: realizzo eventi cittadini, sfilate, interventi di riqualificazione urbana, decorazione di parchi pubblici e muri cittadini, spettacoli e mostre. Non cambierei la mia scelta di vita per niente al mondo, io sono il mio capo e il mondo è il mio ufficio.
Come è cambiata (in meglio) la tua vita negli ultimi due anni?
Passare più tempo con me stesso mi ha permesso di studiare e meditare, ascoltarmi più profondamente e capirmi un po’ di più, affinare l’autostima e riprogrammarmi.
Principalmente ho avuto modo di fare economia energetica, recidere rapporti infruttuosi e avere più tempo per collaborazioni di qualità, riordinare e riorganizzare il mio studio di lavoro, dedicarmi con più cura alle mie opere e anche mettermi in forma.
Cosa vorresti fare, o cosa vorresti vedere intorno a te, per costruire davvero un better normal?
Il covid mi ha abituato a incontrarmi dal vivo con poche persone per volta, meglio una sola e con una valida motivazione! Questo ha decisamente cambiato in meglio la mia vita anche lavorativamente parlando. Vorrei vedere un passaggio più veloce allo smart working per tutte le categorie che possono farlo, ne gioverebbe la produttività e l’ambiente.
Era la prima volta che partecipavi. Come sono i freelance del Freelancecamp visti attraverso il tuo obiettivo di fotografo? Qualcosa ti ha colpito?
Sono stato molto favorevolmente colpito dallo spirito informale del Freelancecamp, gli interventi dei vari freelancer erano condivisioni di esperienze e non nozioni impersonali. Ognuno aveva una storia da raccontare e mi ha colpito molto come è stato affrontato il tema del “fallimento” visto come opportunità di crescita. La situazione in sé incentivava la conoscenza e lo scambio reciproci.
(Qui le sue bellissime foto al Freelancecamp.)
E infine: scegli una canzone che per te rappresenta il concetto di better normal.
Mi viene in mente “You gotta be” di Des’Ree, secondo me un bellissimo pezzo degli anni novanta che parla proprio di sfidare ciò che il destino ha in serbo a testa alta.
In particolare il bridge invita a non fossilizzarsi sul passato ed essere coraggiosi per evolvere
“Time asks no questions, it goes on without you
Leaving you behind if you can’t stand the pace
The world keeps on spinning
Can’t stop it if you tried to
The best part is danger staring you in the face”
“Il tempo non fa domande, continua senza di te, ti lascia indietro se non riesci a tenere il passo, il mondo continua a girare, non puoi fermarlo nemmeno se provi, la parte migliore è il pericolo che ti guarda in faccia” .