In poche righe: chi sei, cosa fai e a chi puoi essere utile.
Content strategist per il non profit e da quest’anno anche imprenditrice: sono socia di Dataninja e responsabile della formazione online che portiamo avanti con la Dataninja School.
Come è nato Dataninja? E che rapporto ha col mondo dei freelance?
Dataninja è nato dall’idea di un giornalista (Andrea Nelson Mauro) e un fisico (Alessio Cimarelli) che hanno cominciato a collaborare per creare inchieste giornalistiche basate sui dati. Poi a loro si sono uniti altri giornalisti freelance, sempre come gruppo informale, e ad un certo punto alcuni di loro (Alessio, Andrea e Nicola Bruno) hanno deciso di fare il salto e fondare la Dataninja srl: è una decisione che molti liberi professionisti che lavorano insieme o che hanno molti collaboratori su diversi progetti ad un certo punto devono prendere.
Da una parte può far paura sia per quanto riguarda l’investimento finanziario che per l’idea di condividere il proprio lavoro con altri – ci ripetiamo di continuo che una srl è come un matrimonio – dall’altra apre la mente a un modo di ragionare che per quanto mi riguarda è totalmente in linea con la mia decisione di essere libera professionista e non dipendente: portare avanti e far crescere un progetto “mio/nostro” che resti nel tempo, insieme a un team di persone con cui condivido gioie (fatturato, yee!), dolori (preventivi respinti, ahia!) e da cui imparo moltissimo.
Perché avete scelto di sostenere il Freelancecamp come sponsor?
Perché abbiamo cominciato tutti come freelance e crediamo che un evento come il Freelancecamp dovrebbe essere come il check-up annuale che si fa dal medico per vedere se tutti i valori sono a posto: una verifica importante delle tappe del proprio percorso professionale, grazie ai super talk che ospitate ogni anno e alle persone che partecipano e con cui ci si può confrontare, dal vivo e poi online, negli spazi che siete riusciti a creare in questi anni.
Qual è stato il giorno più bello della tua vita da freelance? E perché?
Non c’è un episodio preciso, ma mi capita spesso di vivere nelle mie giornate un momento alla Drew Barrymore in “50 volte il primo bacio”: lei soffre di una malattia cerebrale per cui ogni notte dimentica tutto ciò che è avvenuto il giorno prima, ma ha un video che riguarda ogni mattina con il film della sua vita, che le ricorda chi è e come è arrivata a essere la persona di oggi. Ecco, nei momenti “no”, quando mi chiedo chi me lo ha fatto fare, mi fermo e in cinque minuti ricordo a me stessa perché ho detto di no (3 volte!) a un contratto a tempo indeterminato per fare quello che faccio oggi. Quindi respiro e proseguo orgogliosa di aver fatto la scelta giusta.
Quest’anno al Freelancecamp ci saranno momenti dedicati espressamente a conoscerci meglio; chi vorresti incontrare?
Data analyst dove siete? Ci siete? Se sì, andiamo a prenderci un mojito e raccontiamoci i fatti dei dati e come possiamo aiutare tutti a usarli nel proprio lavoro.
Hai già partecipato al Freelancecamp?
Sì! [Ecco la sua intervista e il suo talk 2017].
E noi siamo proprio felici di rivederti! In questi anni come è cambiato il tuo modo di lavorare? Hai migliorato la gestione di tempo/soldi/clienti?
Ho acquisito più sicurezza in me stessa e in quello che posso offrire agli altri in termini di competenze ed esperienze: hai presente la famosa sindrome dell’impostore? All’inizio è un sottofondo continuo, ogni preventivo inviato è un sospiro “ma perché io, ma ci sono altri molti più bravi”. Quest’anno in diverse occasioni ho pensato “sono proprio la persona giusta per questo lavoro, se non scelgono me sono davvero nei guai, non so chi possa aiutarli”.
C’è una persona che hai conosciuto al Freelancecamp e ora è presenza stabile nella tua vita o nel tuo lavoro?
Mi sa che Valentina Masullo aka @valefatina l’ho conosciuta proprio al Freelancecamp. La seguivo sui social ed è stata una bella sorpresa incontrarla a Marina Romea perché è una di quelle persone “sociali” anche dal vivo. Come la vedi su Instagram così è anche fuori dallo schermo. Abitassi ancora a Torino mi inviterei a casa sua ogni settimana, ma “per fortuna” – per la mia linea – siamo a più di 700km di distanza. È fonte di ispirazione per come usa le sue mille competenze al servizio del suo lavoro, senza preoccuparsi di non aver studiato esattamente per quello che fa oggi (è un’informatica che si occupa di contenuti visuali legati al cibo), ma soprattutto per come sfrutta la sua indole di nerd – parole sue – per studiare in modo approfondito qualcosa che non sa. Poi lei ha persino conosciuto mia mamma, ora si messaggiano in privato e io sono un po’ gelosa, ma questa è un’altra storia :).
Qual è l’intervento del Freelancecamp che ti ha insegnato/colpito/cambiato di più? Perché pensi che chi non l’ha visto dovrebbe proprio vederlo?
In quest’ultimo anno mi è servito davvero tanto lo speech di Myriam Sabolla sull’anno sabbatico del freelance: io mi sono fermata (pochissimo in realtà) per la maternità e già questo mi sembrava un oltraggio alla mia proverbiale produttività.
Ascoltare Myriam fa capire come in realtà le pause possono aiutarti essere anche più creativa e migliore nel tuo lavoro. Lei tra l’altro ci è riuscita benissimo.
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