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Scrivere e pubblicare un libro

Scritto da Silvia Versari il 25 Agosto 2021
Dal talk di Myriam Sabolla "Cosa ho fatto durante la pandemia? Quello che hanno fatto tutti: ho impastato il pane, ho infornato la pizza e ho scritto un libro". Parla di un'esperienza particolare e in situazione estrema, ma Myriam ha saputo dare indicazioni pratiche e molto utili per tutti quelli che hanno delle cose da raccontare e ne vogliono fare (e pubblicare) un libro.

Nuova puntata del podcast del Freelancecamp, tratta dal talk di Myriam Sabollacosa succede quando hai un’attività che non è strettamente pubblicare libri ma hai materiale per scriverne uno e lo vuoi pubblicare? Un po’ di motivi per farlo (o non farlo). E poi? Self-publishing o editore? Come trovo un editore?

Puoi ascoltare la puntata del podcast, o leggere un estratto della trascrizione qui sotto.

Listen to “S1 P5 Durante la pandemia, ho impastato il pane, ho infornato la pizza e ho scritto un libro | Myriam Sabolla” on Spreaker.

Fare la pizza o pubblicare un libro: perché scegliere?

Vi spiego il titolo del mio intervento: “Durante la pandemia ho fatto il pane, ho infornato la pizza, e ho scritto un libro, un po’ come tutti insomma”.
Tra di voi ci sono delle bimbe o dei bimbi di Francesco Costa? Sì, eh. Sapevo di essere nella bolla giusta. Ma per chi non lo sa: Francesco Costa, è un giornalista, vicedirettore de Il Post e autore di un bellissimo podcast e di due libri sulla politica degli Stati Uniti. Per promuovere il suo secondo libro diceva sempre: “voi durante la pandemia avete fatto il pane e io ho scritto un libro”. E io volevo dirgli “Ma io ho fatto tutte e due le cose!”.

Perché scrivere un libro?

Volevo raccontarvi questa esperienza di scrivere un libro. Ma perché scrivere un libro se abbiamo un’attività che, insomma non è un’attività da autori di libri?

I motivi per cui io ho scritto un libro sono fondamentalmente tre:

1. Un libro dà molta legittimazione al nostro lavoro

Abbiamo bisogno della legittimazione di un libro per sentirci bravi? Magari noi non ne sentiamo il bisogno, magari siamo i più bravi del nostro settore. E magari abbiamo anche tanti clienti e la nostra bravura ci viene riconosciuta… ma ancora oggi, nel 2021, la carta stampata – come dire – ha un fascino irresistibile.

Ed è un fascino irresistibile anche verso dei potenziali clienti. Ho fatto questo progetto, ho scritto 850 post, ah, e poi ho PUBBLICATO UN LIBRO.

2. Esci dalla tua bolla e ti apri a un nuovo pubblico

Per imbarcarsi in questa avventura, che non è così immediata e semplice, ci vuole più di un motivo. Il secondo motivo: un libro parla a un pubblico diverso rispetto al nostro target di riferimento, per esempio quello dei nostri canali social (e il sito e la newsletter).
È qualcosa che ci può aiutare ad ampliare il nostro target potenziale e a farci riconoscere da un pubblico diverso.

3. Un libro è più tangibile e “resta” di più

Il terzo motivo, per quanto mi riguarda quello che più mi ha convinto, è che il libro è un prodotto meno effimero. È più solido e reale rispetto alla velocità, alla “scorrevolezza” delle nostre Timeline di Instagram, ai video su YouTube o comunque rispetto alle cose digitali.
Un libro è qualcosa che ha innanzitutto supporto fisico – poi può anche non averlo, però di solito ce l’ha – ed è qualcosa che rimane. Io volevo trovare il modo per divulgare i miei contenuti a un pubblico più ampio di quello che di solito mi segue, avere una legittimazione ufficiale e lasciare un segno tangibile.

Bene, a questo punto abbiamo deciso che sì, vogliamo scrivere un libro, per tutte le buone ragioni di cui sopra. E adesso? Come si scrive un libro? Da cosa partiamo?

Scrivere un libro: cosa scrivere e come scriverlo

Se volete provare a imbarcarvi in questa avventura, innanzitutto bisogna pensare a cosa scrivere.
Per chi fa lavori come i nostri quindi creativi/digitale/artigianale, potrebbe trattarsi per esempio di un libro di divulgazione.
Il libro che ho scritto io è molto divulgativo, tant’è che poi quando ho finito di scriverlo, ovviamente, mi sono fatta prendere dalla sindrome dell’impostore. Esatto, ho pensato: ho scritto solo banalità. In realtà sono cose ovvie magari per me, o per chi ha già dimestichezza con certi argomenti. Ma in realtà, per chi non ce l’ha, non sono così ovvi, sono addirittura utili!

Quindi, la divulgazione potrebbe essere una delle cose su cui puntare. Oppure scriviamo un libro che dà un approccio pratico, consigli utili e fattibili da mettere in pratica da subito, su determinati argomenti.

Oppure, potrebbe essere un libro che introduce una tesi nuova su un argomento. Questo è molto difficile. Forse fra di noi c’è un futuro premio Nobel, però su certi argomenti sembra che sia già stato scritto un po’ tutto. Ma magari voi avete proprio un’idea innovativa.

Pubblicare un libro: il self-publishing

Una volta capito su cosa vogliamo scrivere, bisogna capire come proporlo, anzi, ancora prima come realizzarlo.

Ci sono diverse strade. Ovviamente c’è la strada del self-publishing, ma dipende dal libro che volete realizzare.
Potete pensare anche di realizzare un self-publishing con un crowdfunding. Pensate a “Storie della buonanotte per bambine ribelli”, un libro che nato col crowdfunding e che poi ha venduto milioni di copie.
Dovete tenere conto che il self-publishing ha dei costi: intanto se non siamo dei grafici dovremmo pagare un grafico che impagini il nostro libro. Poi avremo i costi di stampa.

La strada da scegliere dipende da tante cose, ma in primis dai nostri obiettivi. Se il nostro obiettivo è quello che abbiamo chiamato “di legittimazione” e di un pubblico più ampio, dobbiamo mirare a essere distribuiti in libreria. Questo comporta, ovviamente, che dovremo cercare di appoggiarci a un editore.

Pubblicare un libro: trovare un editore

Arrivare un editore non è semplicissimo. Magari avete già voi dei contatti, ma non è detto che il vostro libro sia di interesse per chi conoscete. Oppure dovete fare quello che si fa in questi casi:

  • scegliete editori in linea con il libro che avete in progetto
  • preparatevi un media kit o un portfolio e una vostra presentazione
  • preparate un abstract con l’idea generale del libro: un paio di pagine e una scaletta dei contenuti.

Quindi mandate agli editori di settore il vostro abstract insieme alla vostra presentazione. Poi ricontattateli, magari trovate qualcuno a cui l’idea interessa e vi accordate su come adattare i vostri contenuti per andare incontro al suo interesse.

Pubblicare un libro: l’agente

La terza strada, quella che ho seguito io, è di affidarsi a unə agente letterariə, che farà questo lavoro per voi. Cioè:

  1. Vi aiuta a confezionare la proposta in modo che sia appetibile per le case editrici. Deve essere una persona che conosce il mercato editoriale e sa quali libri possono funzionare, e come la vostra figura può inserirsi in questo mercato.
  2. Vi vi aiuta a fare le proposte ai diversi editori, perché è una persona che ha contatti con le case editrici, spesso anche contatti personali.

Ovviamente questo ha un piccolo costo, perché a seconda dell’agente e di quanto è bravə, vi chiederà una fee, di solito una percentuale sui diritti.

Però ha una sua convenienza, io mi sono affidata a un’agente che ho conosciuto prima della pandemia. L’idea di questo libro è nata ancora quando non eravamo in questa situazione, infatti poi ha avuto una genesi abbastanza lunga.
La mia agente ha proposto il libro a 5 case editrici. A un editore non interessava, gli altri 3 l’hanno rifiutato perché avevo pochi follower su Instagram.
Ed è vero, purtroppo. L’editoria al momento, soprattutto l’editoria di saggistica, ma anche la narrativa, è un po’ in crisi. Quindi molti hanno deciso di non praticare nessun rischio di impresa: pubblicano un libro se ha già un pubblico disposto a comprarlo. Se hai 300 mila follower, o 2 milioni di follower, se anche il solo 10% di questi compra il libro, le vendite sono buone. Quindi: bellissimo progetto, idea stupenda però, ci dispiace, ma noi sotto i 10.000 follower non li guardiamo neanche, gli autori. Vabbè, pazienza, vaglielo a spiegare che uno se li può anche comprare, i follower, se vuole.

Invece, alla fine, la quinta casa editrice ha soprasseduto al mio terribile peccato di non avere un sufficiente numero di follower e ha accettato di pubblicare il libro.

Mi pubblicano, e ora?

A questo punto, quindi, diciamo che avete trovato un editore per il vostro libro, ora cosa succede?

Succede che c’è un editor che spesso è anche la persona che decide anche la linea editoriale. Sulla base del documento che voi mandate con la scaletta vi dà un po’ di indicazioni su come potreste impostare il libro. Quindi, insieme si decide su cosa sarà il libro.

A quel punto vi faranno un contratto, approveranno la scaletta così come l’avete impostata con l’editor, e poi dovete finalmente scriverlo, questo libro.

Nel mio caso c’è stato di mezzo marzo e aprile 2020, dove tutto si è bloccato e il mondo stava per finire. Poi ci siamo ripresi momentaneamente, quindi il mio libro è stato acquisito dalla casa editrice, ho firmato il contratto, e siamo stati così a trastullarci fino a dicembre. A dicembre hanno approvato la scaletta e poi, il 15 gennaio, mi hanno detto: lo vogliamo subito.
Io avevo già fatto tutta la fase preliminare di ricerca, però poi l’ho scritto tutto in un mese. Con ciò che ne consegue: fa niente se il mio lavoro si è quasi azzerato, in quel mese.
Però poi il libro è partito, è uscito, e adesso lo trovate in tutte le migliori librerie, anche on-line.

Perché NON scrivere un libro

Se invece volete sapere qualche motivo per cui non scrivere un libro, perché magari avete questa bella idea però volete sapere anche i contro…

Innanzitutto: non pensate di diventare ricchi scrivendo un libro. A meno che non abbiate proprio, come dire, la botta di fondoschiena o siate già delle persone molto conosciute, per esempio sui social.
Non si vive scrivendo libri. Vabbè, magari poi il vostro libro diventa un best seller e l’anno prossimo vi dirò che avevo sbagliato.

Come seconda cosa: è un enorme sbattimento. Una fatica che implica anche sacrificare il proprio lavoro momentaneamente. Questo vuol dire anche considerare minori entrate per il periodo che vi serve per scriverlo.

E poi bisogna capire se è funzionale al vostro business. Nel mio caso mi sono detta di sì, però magari non vale per tutti. È molto bello vedere la copertina con il proprio nome sugli scaffali della Feltrinelli, però magari tutta quella fatica non vi porta vantaggi per il lavoro. Ormai lo sappiamo che non viviamo solo per la gloria.

Ecco, non vi ho detto di cosa parla il mio libro perché in realtà ne parliamo nello ZoomClub di agosto.


Per approfondire con Myriam

Magari per scrivere un libro si potrebbe prendere un periodo sabbatico:

  • Anno sabbatico per freelance – Myriam Sabolla al Freelancecamp 2018. Interrompere l’attività consueta per dedicarsi allo studio o a un progetto di ricerca, tra molti “beata te”, parecchia ansia finanziaria e un nuovo business all’orizzonte.
  • Anno sabbatico: sì, no, come e quando! – Elena Bobbola al Freelancecamp Roma 2020: Come ho progettato e attuato il mio anno sabbatico nel 2015, se lo rifarei e quando.
  • Alla ricerca del mio passo: un anno sabbatico andata e ritorno – Elena Zanoni al Freelancecamp 2019. Il mio anno sabbatico: 6 mesi all’estero (Dublino e Sydney) e 6 mesi in Italia. Alcuni aspetti di utilità strategica e pratica se stai pensando di farne uno anche tu.

Professioni del food

Scrivere (o non scrivere) e pubblicare un libro:

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