In poche righe: chi sei, cosa fai e a chi puoi essere utile.
Chi sono io non è proprio una cosa facile da raccontare per me, ma proviamo :) Nasco in un paesino di provincia, in uno di quei luoghi bellissimi che ti restano attaccati addosso per tutta la vita. ma chi, come me, vive in un paesino lo sa, deve far fronte a delle problematiche. A un certo punto sono fuggita all’estero pensando di liberarmi da una gabbia. Invece dopo un anno sono tornata perché la gabbia ero io. Da quel momento ho iniziato ad ascoltarmi, mi sono riconosciuta in quel mindset da remote worker un po’ nomade digitale. Ed eccomi qui. Oggi aiuto aziende e freelance a comunicare per costruire una rete di relazioni sana e collaborativa. Lavoro da remoto da sempre, creo strategie di comunicazione e ottimizzo contenuti perché più persone e realtà possano costruire relazioni. Oggi, con una professione da freelance come consulente di comunicazione, content manager, cerco nel mio piccolo di costruire un mondo in cui ognuno può lavorare dove vuole e quando vuole, collaborando digitalmente e circondandosi di relazioni sane. Per questo ho ideato un blog dedicato al remote working ed alla collaborazione digitale. Alla fine ci sono riuscita a raccontarmi dai! Ogni volta che mi viene chiesto chi sono e cosa faccio, in testa si crea sempre l’immagine di “Giochi senza frontiere”, una cosa semplice insomma :). Come non sarà semplicissimo parlare in pubblico tra qualche giorno di fronte a tutti i freelancecampisti che parteciperanno a Roma, ma visto che sono una tipa a cui piace affrontare gli ostacoli piuttosto che evitarli, mi sono incastrata da sola in questa avventura :) Il primo Freelancecamp non si scorda mai.
Da quanto tempo lavori come freelance?
Lavoro come freelance da 3 anni abbondanti. È stata una mia scelta e non ci penso nemmeno a tornare indietro. Almeno per ora, poi nella vita mai dire mai.
Che conseguenze ha avuto e sta avendo l’emergenza Covid-19 sul tuo lavoro?
La situazione sanitaria ha portato sicuramente dei disagi, ma anche delle opportunità. C’è stata una iniziale richiesta di diminuzione dei prezzi da parte dei clienti e una richiesta di scontistica da nuovi utenti. Ho avuto però anche l’opportunità di focalizzarmi più su me stessa e capire la fortuna che ho nel lavorare con il digitale. Le conseguenze negative ci sono state più per chi ha un hotel o una pizzeria.
Hai cambiato qualcosa nel tuo modo di lavorare dopo l’esperienza del lockdown?
Mi sono dovuta organizzare meglio, visto il triplicarsi delle ore di fronte al pc. Ma alla fine non è cambiato praticamente nulla, lavoro da remoto da sempre, con un utilizzo giornaliero di strumenti per il remote working e la digital collaboration.
Hai già partecipato al Freelancecamp?
No.
Perché parteciperai a questa edizione del Freelancecamp? Come ci hai conosciuto?Cosa ti aspetti?
Ho scelto di partecipare perché adoro il format del Freelancecamp. Un evento friendly e cordiale, dove il networking è sano e le persone si conoscono per davvero. Ho conosciuto il Freelancecamp per caso, mentre facevo il mio giretto formativo spassionato del weekend su Youtube, grazie ai talk delle edizioni passate. Era il 2018.
Farai anche un talk, di cosa ci parli?
Vorrei parlare di come i contenuti e il blog, aziendale o personale che sia, non servano solamente al posizionamento e al personal branding. Non sono per forza uno dei tanti strumenti che servono solo a far vedere quanto e se lo abbiamo più lungo :) I contenuti e il blog servono a comunicare per costruire relazioni sane, proficue e collaborative; per creare quella rete di persone, partner, collaboratori, clienti, che permette di vivere la vita professionale che vogliamo. Quindi comunicare per costruire relazioni. Lunga vita alla digital collaboration!
Scegli una canzone che per te rappresenta lo spirito del freelance.
La mia canzone è Just dei Radiohead. I motivi sono due: il primo è che adoro i Radiohead e mi accompagnano negli shift di lavoro più intensi. Il secondo è inerente alla canzone: Thom Yorke, il frontman si è sempre rifiutato di dare spiegazioni su questa canzone. Perché in realtà la spiegazione è nella canzone stessa: viene raccontata una storia, accompagnata dal video molto significativo. C’è un uomo in strada disteso a terra, da solo. Tutti si domandano perché, lo tartassano; altri lo additano come pazzo. Nessuno si prende la briga di capire il gesto e di comprendere che questa persona era più sensibile degli altri. Un uomo che è riuscito ad andare oltre, controcorrente. E questo lo ha reso strano agli occhi degli altri, perché sfuggiva alle omologazioni e si distingueva dal pensiero unico comune. Morale della storia: mai annullare la propria personalità in favore di altri. Freghiamocene di essere controcorrente e lasciamoci accarezzare il viso dalla brezza.