Chi sei, cosa fai, a chi puoi essere utile?
Lavoro come consulente strategico con specializzazione nel settore Media Entertainment, ma mi sto aprendo alle realtà legate alla creatività, alla formazione e alle tematiche green.
Sono freelance da meno di un anno – dopo un’esperienza quasi ventennale in una multinazionale del mondo televisivo – e mi occupo di dare supporto a professionisti e piccole/medie aziende per sbloccare e valorizzare il proprio potenziale, per orientarsi nell’identificazione di una strategia di autopromozione, coerente ed efficace rispetto al proprio pubblico, e nell’eventuale attivazione di connessioni con altre realtà per sviluppare sinergie e rilanciare, o potenziare, il proprio progetto.
Hai mai pensato di strutturare la tua crescita personale e lavorativa in un’ottica di sostenibilità? Come?
L’obiettivo che mi sono posta, lavorando come freelance, è di contribuire nel mio piccolo al cambiamento culturale che ci si propone di sviluppare con la sostenibilità.
Il mio intento è di supportare chi lavora con me ad adottare un pensiero critico ed empatico, a mettersi in discussione, a raggiungere una maggiore consapevolezza delle proprie possibilità, del contesto in cui si muove e del proprio impatto
Da 1 a 5, quanto è sostenibile il tuo lavoro dal punto di vista economico, di gestione dei tempi e delle relazioni?

- sostenibilità aspetti economici: 3 su 5.
- della gestione dei tempi di vita e di lavoro: 5 su 5.
- delle relazioni umane: 5 su 5.
Sostenibilità ha un ampio spettro di significati, spesso personali. Ci spieghi cosa intendi e perché hai dato questi voti?
Prima di tutto credo sia doveroso liberare la parola “sostenibilità” dall’alone vuoto e negativo che ha assunto negli ultimi anni a causa del greenwashing.
Se la si analizza, infatti, nella sua interezza – attraverso gli obiettivi culturali, sociali, economici e politici oltre che ambientali – è davvero difficile non condividere i valori e principi fondanti della sostenibilità:
la costante ricerca di equilibrio, rispetto, trasparenza, collaborazione e innovazione per assicurare a noi, e alle future generazioni, un mondo migliore oggi come in futuro.
Cosa vorresti migliorare nel tuo percorso, perché sia più sostenibile per te o o per le altre persone?
Faccio un passo indietro.
Osservando il momento storico in cui ci troviamo è impossibile non notare, con la spinta a specializzarsi e a trovare una nicchia, la presenza di un “insostenibile” overload di informazioni (spesso imprecise e fuorvianti) e di offerta di contenuti, piattaforme, app, tool, servizi, nuove professionalità, corsi etc. Riuscire a scegliere il proprio percorso – soprattutto se si sta attraversando una fase di fragilità, di transizione o si è in giovane età – diventa sempre più difficile.
Dopo anni passati a occuparmi di strategie editoriali e palinsesti tv (paragonabili a mappe di facile fruizione per il pubblico per scegliere i contenuti audiovisivi da vedere) desidero mettere questa mia competenza al servizio di chi ha bisogno di un supporto per orientarsi e costruire una rete di contatti che possano facilitare questi contatti. Credo che realtà come FreelanceCamp stiano già lavorando benissimo in questa direzione, mi piacerebbe solo rendere questo approccio una consuetudine diffusa.
Cosa vorresti che le altre persone intorno a te cambiassero, per migliorare la qualità del lavoro in generale?
Questa volta una risposta breve! :)
Vorrei che si abbattessero l’individualismo e la diffidenza per aprirsi al dialogo e alla collaborazione.
Che tipo sei?

Perché hai scelto questo personaggio?
Pochi giorni fa, mentre lavoravo ai valori e obiettivi del mio purpose, sono stata invitata a prestare attenzione a non risultare “indisponente” come Greta Thunberg che, pur diffondendo messaggi più che condivisibili, molto spesso è stata fraintesa e sminuita (un po’ come i ragazzi della generazione Z rispetto alla questione del work-life balance).
Quando si parla di tematiche così importanti, che interessano tutte le persone, il confine tra la popolarità e l’impopolarità delle posizioni assunte è davvero labile. Per rendere la comunicazione capace di permeare facilmente ovunque, credo che l’unica strada sia unire le forze e creare un dialogo intergenerazionale che abbatta le barriere.
Nel Freelancecamp online che vorrei c’è un talk che parla di…
Mi ricollego a un punto evidenziato poco più su, mi piacerebbe che venisse trattato il tema della sostenibilità del proliferare dell’offerta, sempre più verticale e specializzata per soddisfare nicchie e micro-mercati.
Lavori come freelance? Obbligo o scelta? Torneresti indietro?
Desideravo da tempo poter sviluppare dei progetti miei e “cucirmi” una professionalità nuova, in grado di raccontare qualcosa di me.
Diciamo che ho accolto con entusiasmo il cambiamento esattamente un anno fa.
Prima di aprire la Partita Iva confesso di aver impiegato diversi mesi per far pace con la burocrazia italiana (decisamente un tasto dolente del lavorare da freelance), poi ho iniziato ad apprezzare la libertà di poter gestire il mio tempo e scegliere con chi avere a che fare. Ho lavorato tanto su me stessa, partecipato a molti eventi e non ho mai smesso di studiare.
Periodicamente penso a me oggi vs me in azienda – esattamente un anno prima, due anni prima, tre anni prima – e devo tornare molto, ma molto, indietro prima di avere qualche istante di esitazione.
No, almeno per ora non tornerei indietro.
Perché partecipi a questa edizione del Freelancecamp? Cosa ti aspetti?
Amo le opportunità di scambio, di confronto, di apprendimento.
Mi piace la sensazione di sentire che delle lampadine si accendono nella mia mente perché attivate da nuovi punti di vista.
Mi aspetto un’opportunità di networking e crescita personale e professionale.
Scegli una canzone e dedicala a unə freelancecampista (anche a qualcunə che non conosci ma che vorresti conoscere!). Perché hai scelto proprio questa?
Non sono una grande appassionata di musica italiana, ma ci sono alcuni pezzi a cui sono particolarmente legata: “Penso Positivo” di Jovanotti risale ai miei anni di liceo.
Ogni volta che vivevo un momento di sconforto, o il livello di concentrazione nello studio calava (ancora di più all’università), era la mia risorsa per ricaricare le batterie (peraltro super sostenibile!).
Mi alzavo e cominciavo a ballare, cantare e correre per tutta la casa finché non avevo più fiato. Ascoltandola, se necessario, più volte.
Perché dedico questa canzone? Durante un talk del Leadership Forum 2022 Daniel Pink ha sottolineato l’importanza della pausa, in termini di salute mentale e produttività (portando dati di una ricerca).
Da ragazzina sapevo ascoltarmi e capire quando era necessario fermarsi, in azienda invece molto poco. Mi sentivo in colpa, osservata, come se stessi perdendo tempo.
Il primo passo per la sostenibilità è rendere la propria quotidianità sostenibile.
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