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Letizia Palmisano

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Letizia Palmisano: la retribuzione come strumento di equità sociale

Scritto da Silvia Versari il 14 Marzo 2022
Letizia ha un ottimo rapporto con i soldi: si sente libera di parlarne e libera anche di dire di no, se la retribuzione non è adeguata: "ogni cosa ha il suo prezzo ma nessuno saprà quanto costa la mia libertà".

Chi sei, cosa fai e a chi puoi essere utile?

Mi definisco giornalista ambientale 2.0. Mi occupo di comunicazione, formazione e sviluppo di strategie di comunicazione web e una buona parte dei progetti è legato alla Green Economy (aziende, eventi, associazioni… e non solo).
Sono poi docente, su tali aspetti, in corsi e master. Collaboro come giornalista freelance con varie testate. Sono spesso una “volontaria digitale” per le onlus con cui collaboro, ovvero do supporto a campagne social nei progetti in cui credo, buona parte dei quali sono legati ad associazioni green.
Tra le novità dell’ultimo anno: insieme a Matteo Nardi ho scritto “10 idee per salvare il Pianeta Prima che sparisca il cioccolato“!

Che rapporto hai con i soldi?

Ottimo direi. Non ci penso granché, a dire il vero. Non mi imbarazzo generalmente nemmeno a parlarne ma – se è per lavoro – cerco di mantenere riservate le informazioni per evitare problemi sia a chi mi paga (sia una testata che un’azienda a cui faccio consulenza), sia per cercare di ridurre un fenomeno antipatico in cui mi son imbattuta più di una volta: quello di colleghi che si chiedevano perché tra noi magari ci fossero differenze nelle retribuzioni…

Ricordi il tuo primo stipendio o la tua prima fattura? Che emozioni hai provato?

Beh ovviamente mi sembravano un sacco di soldi (che, col senno di poi, non lo erano)! Mi pareva strano che mi pagassero per fare dei lavori che mi piacevano. Specie perché i primi soldi son arrivati per progetti che altri mi hanno chiesto di fare. Non li ho cercati, non cercavo ancora propriamente lavoro e avevo detto di “sì” con l’animo di dare una mano…

Che tipo sei: cicala, formica, ornitorinco…?

Sono formica ma volevo dirvi che credo che “ornitorinco” associato a “cicala e formica” abbia appena avuto uno zompo in google trends…

Hai un business plan?

Più o meno sì. Nel senso che oramai so tutto a memoria. Nella vita ho fatto diversi excel, più o meno complessi. Più volte l’anno controllo che i conti immaginati tornino e in quel momento faccio un business plan. Anzi mi correggo: lo metto per iscritto.

Com’è cambiato il tuo rapporto con i soldi da quando hai cominciato a lavorare?

Ora io – come più o meno tutti – coi soldi che guadagno durante l’anno ci campo. Però per me il lavoro è anche un piacere.
Se sposo completamente un progetto, acconsento a lavorare con un budget più ridotto rispetto al preventivo (specie se si tratta di associazioni e comunque progetti onlus). Certo, c’è una soglia di remunerazione sotto la quale non si può andare ma prevedo una quota variabile in base alle affinità.

Però se non credo nel progetto o se il rapporto di lavoro è impostato in modalità “ti pago quindi sei uno schiavo”, non c’è remunerazione che tenga. Io ho la fortuna di poter scegliere, dire di no o non rinnovare un contratto.
E se era un importo molto rilevante? Ci rinuncio confidando che arrivi altro… e fino a ora pensare positivo in questi termini ha sempre funzionato.

Hai già partecipato al Freelancecamp?

Sì.

Tizio, Caia e Francə sono al loro primo Freelancecamp. Un talk sui soldi dalle edizioni precedenti che dovrebbero vedere?

Beh ovviamente Farabegoli e Rubini vanno visti tutti e probabilmente già li conoscerà chi segue il Freelancecamp (ma anche chi non ha mai partecipato!).

Un altro molto interessante (e simpaticissimo) è Extreme Contracts – Guadagnare di più, lavorando come ci pare di Jacopo Romei. L’ho visto dal vivo e l’ho apprezzato moltissimo.

Ricordi perché hai partecipato la prima volta?

Ognuno di noi vive in una nicchia, una bolla. Volevo capire chi ci fosse fuori dal circolo dei comunicatori ambientali :-) Venne il Freelancecamp di Roma e ricordo di aver acquistato i biglietti di getto prima ancora di capire che ci sarei andata! Ne son stata felicissima.

In effetti ogni volta apprendo molte cose, conosco persone (anche solo per un aperitivo). Ogni freelance ti dà informazioni, sapere, divertimento. Ma non ce ne sono mai 2 uguali. Un po’ come i lavori spesso dei freelance… almeno i miei son “sartoriali” e ognuno diverso dall’altro però spesso correlati.
Come la playlist che avete linkato!

Scegli una canzone che rappresenti il tuo rapporto con i soldi.

La retribuzione deve essere uno strumento di equità sociale. Dopodiché come canta Edoardo… “ogni cosa ha il suo prezzo ma nessuno saprà quanto costa la mia libertà”.

Venderò la mia rabbia
A tutta quella brava gente
Che vorrebbe vedermi in gabbia
E forse allora
Mi troverebbe divertenteOgni cosa ha il suo prezzo
Ma nessuno saprà
Quanto costa la mia libertà
.

Trovi Letizia qui:

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