Chi sei, cosa fai, a chi puoi essere utile?
Sono un copywriter: scrivo pubblicità e comunicazione per agenzie, aziende, professionisti e altre creature di fantasia. Cerco di infilare lo storytelling nei canali tradizionali e digitali, e ho un amore particolare per il naming, il verbal branding e i podcast.
Se poi vogliamo parlarne sul serio, un buon copywriter non è uno che scrive. È uno che studia prodotti e business per capire dove sta il loro potenziale per il pubblico. No, il cliente non sempre lo sa.
Tocca spesso al copywriter cogliere i punti di forza di quel che vende e decidere come raccontarli.
Per farlo fa a pezzi sé stesso, smantella la sua storia e quell’io che lo rende unico e lo separa dagli altri.
A quel punto è libero di identificarsi nelle vite altrui e capire in che punto della loro trama, e in che veste, farà entrare quel nuovo personaggio che è il brand o il prodotto.
Oppure è solo uno che scrive bene e io sto cercando di fare bella figura.
Finalmente ci vediamo dal vivo! Cosa ti aspetti da questo incontro?
Come veterano vado sul sicuro: vengo per fare quello che una volta, per darci un tono, chiamavamo networking. Le persone del Freelancecamp sono la mia iniezione annuale di motivazione.
Ci dici qual è per te l’aspetto migliore dell’essere freelance? E l’aspetto peggiore?
L’aspetto migliore è che nessuno ti dice cosa fare.
L’aspetto peggiore è che nessuno ti dice cosa fare.
(Non ho resistito.)
Metti che facciamo una banca del tempo dei freelance: cosa offri e cosa cerchi?
Offro i vantaggi di avere nella propria squadra un copywriter (v. sopra).
Cerco persone intelligenti con cui collaborare – al camp ne trovo a pacchi – che abbiano la giusta dose di visione e concretezza, perché mi piacciono sia i sogni che i soldi.
Nel Freelancecamping che vorrei c’è un talk che parla di…
Sono contento, e dio sa quanto mi sono serviti, che ci siano anche gli argomenti concreti utili per chi sta iniziando. Invecchiando, però, mi interessa sempre di più la psicopatologia della vita da freelance.
Cosa vorresti oltre ai talk, le gite, le passeggiate, le grigliate, la spiaggia…?
Non aggiungerei nulla al camp come lo conosco.
Al massimo, vorrei che non dovesse finire: sogno un Freelancecamp di un mese. Magari ne riparliamo quando saremo in pensione.
Tizio, Caia e Francə sono al loro primo Freelancecamping. Dai un consiglio per rompere il ghiaccio.
Guardatevi le interviste. Sono perfette per attaccare bottone: nessuno resiste a chi comincia con “Tu sei… Ho letto la tua intervista”. Identificate i più fighi e placcateli in un momento di relax (di solito li si riconosce dal mojito o dal caffè in mano). Da lì in poi è tutto in discesa.
Un consiglio personale: se siete single siate cauti, innamorarsi al camp è un attimo. Maledetto networking.
Un po’ di spazio libero alla Marzullo: vuoi farti una domanda e darti una risposta?
Le domande importanti non me le faccio da solo, me le fa Silvia.
Quest’anno era: hai aggiornato la tua intervista per il sito del Freelancecamp?
La risposta è: adesso sì.
Se facessimo il karaoke (che ti assicuro, non faremo!) che canzone canteresti e con chi? Non lo faremo mai, quindi scatena la fantasia in tranquillità :-D
Mi piacerebbe cantare una canzone con Silvia Versari, Deborah Ugolini e Lara Lombardi, ma ho un cuore solo e più di quarant’anni, devo andarci piano.
Quindi scelgo “Puppappera” di Francesco Nuti in duetto con Simone Giacomelli.