Che lavoro fai?
Sono una “dipintora” prestata al marketing. Aiuto pittori e artisti a trovare nuove strade, compreso il Web, per tirare fuori dal cassetto il sogno di vivere (bene!) vendendo le loro opere d’arte.
Quello che faccio è accompagnare passo dopo passo l’artista da: “ommioddio non ho idea di come vendere i miei quadri e non capisco nulla di marketing e Internet” a “ora so chi sono i miei clienti, quale strategia devo usare e come posso metterla in pratica”.
Oltre a questo collaboro con altre esperte di marketing facendo un bellissimo gioco di squadra tutto al femminile, e infine sono tra gli Ambasciatori di PostPickr.
Lavorare da freelance è stato (ed è) un obbligo o una scelta?
Inizialmente una “necessità”.
Però man mano che vado avanti con lo studio e l’esperienza sento che nel mio DNA manca il gene del lavoratore dipendente. L’idea stessa mi mette ansia.
Preferisco invece guardare dall’altra parte: l’imprenditoria.
Da 1 a 10, quanto ti soddisfa il tuo lavoro per quel che riguarda:
- Aspetti economici: A dare i voti faccio schifo, quindi dico che l’aspetto economico può solo migliorare, ci sto lavorando parecchio.
- Gestione dei tempi di vita e di lavoro: 8 perché vorrei organizzarmi meglio, quindi anche qui si può migliorare.
- Relazioni umane: Attualmente 11! Soprattutto sono strafelice delle persone con cui collaboro. Il bello di essere freelance sta anche in questo: puoi avere più libertà nello scegliere con chi relazionarti.
Cosa vuoi fare da grande?
L’imprenditrice, ma vera però!
Ci sto lavorando su ed è per questo che ho proposto un intervento sul tema “cosa succede quando il freelance decide di saltare la barricata e passare da lavoratore autonomo a creatore di un’azienda che funziona”.
Di cosa ci parlerai nel tuo intervento?
Cosa succede quando il freelance decide di passare dall’altra parte e inizia a progettare la propria azienda? Casini, difficoltà, fari nella notte e trasformazione.