Chi sei, cosa fai e a chi puoi essere utile?
Ho fatto un lungo e divertente percorso tra grafica e programmazione web e ora, preso dalla noia della routine, sto fingendo con un certo successo di essere un product designer. Lavoro per pochi, pochissimi clienti sparsi in Europa, da freelance e da dipendente. Vivo a Parigi da dieci anni.
Una cosa che in cui sei bravo e una che vuoi migliorare nella tua gestione del cliente o del lavoro da freelance?
Trovare soluzioni col computer mi riesce benissimo, sono una frana a gestire la contabilità.
Imparo facilmente i linguaggi di programmazione, le lingue mi costano sforzi immensi.
Lavoro bene sotto pressione, rimando continuamente le cose che so già fare.
Quanto ti soddisfa il tuo lavoro per guadagno, bilanciamento tempo e lavoro, relazioni umane?

- gli aspetti economici: 4 su 5.
- la gestione dei tempi di vita e di lavoro: 3 su 5.
- le relazioni umane: 4 su 5.
Guadagno bene, o almeno credo perché non guardo quasi mai il conto e so bene di essere un privilegiato. Ma metterò “5” solo quando guadagnerò quanto uno delle scuole alte.
È l’ambizione, come effetto collaterale, che mi fa guadagnare bene ma è sempre lei a togliermi tempo, sonno e calma.
Ho sempre lavorato sodo e faticato molto, ma so che c’è di meglio: sarei scemo a dirmi felice.
Riesco comunque a godere dei rapporti sociali, sono un compagnone che ama far festa, bere vino, far casino e poi sono nato fesso.
Coniuge e buoi dei paesi tuoi? Hai fatto esperienze all’estero di studio o di lavoro?
A 21 anni sono partito per Madrid. Tornato in Italia con la coda tra le gambe e il portafogli vuoto, sono ripartito anni dopo per la Francia. Con successo, stavolta: oggi sono italo-francese, vivo e lavoro a Parigi. A lungo l’Italia è stata la mia fonte di reddito e, anche se ora non lo è più, credo resti un paese con molte opportunità e ottimi professionisti. Viaggio abbastanza, ogni volta che posso.
C’è una differenza che ti ha colpito fra clienti o modi di lavorare?
Non credo sia questione di Italia o estero, ma del vivere in una grande città come Parigi: qui la competizione è altissima, contano i risultati e non i cugini; c’è una capacità di investimento, e quindi di guadagno, che nelle mie vite in provincia non avevo mai sperimentato.
Che tipo sei?

Perché non ho mai accettato un lavoro che sapessi già fare, sono sempre stato spinto dalla voglia di imparare. Ringrazio chi si è fidato di me.
Nel Freelancecamp International che vorrei c’è un talk che parla di…
Nelle vostre città i freelance italiani si conoscono? Fanno comunità? Si aiutano?
E invece tu ci parli di…?
Vi invito ad andare “Fuori dalle balle“. Vivo a Parigi, il cuore della startup nation, e ne parlo con voi: vale ancora la pena restare freelance di fronte a così tante opportunità? Insomma, qualche riflessione dopo dieci, sudatissimi, anni da indépendant.
Hai già partecipato al Freelancecamp?
Sì!
Tizio, Caia e Francə sono al loro primo Freelancecamp. Cosa dici loro per accorglierl3? Cosa si devono aspettare?
Toglietevi le scarpe e mettetevi comodi come a casa vostra, questo è un luogo protetto, accogliente, inclusivo, pieno di persone intelligenti e divertenti che diventeranno amici e che rincontrerai ancora spesso, qui e là. Pensa prima di tutto a divertirti.
Un talk imperdibile degli anni passati che consigli loro?
Nicola Bonora che parla di UX per diversi motivi: perché Nicola ha quell’umorismo delizioso delle persone intelligenti e perché parla di UX che oggi, dieci anni dopo, è una competenza richiestissima e c’è gente che fa i master quando potrebbe cavarsela con mezz’ora di Bonora in video.
Ricordi perché hai partecipato la prima volta? Cosa cercavi?
Andavo già al Romagnacamp per amicizia con Luca Sartoni, è stato un attimo sforare. E poi Alessandra Farabegoli mi aveva coinvolto per il logo e la grafica, che fai, te ne stai a casa?
Oltre a tanti amici coi quali mi sbronzo a ogni occasione, vi ho trovato la fidanzata, l’ho convinta a emigrare, l’ho pacsata, abbiamo comprato casa e, nonostante questo, ci sbronziamo ancora insieme a ogni occasione.
Scegli una canzone e dedicala a unə freelancecampista (anche a qualcunə che non conosci ma che vorresti conoscere!).
“L’Europa” di Dutch Nazari. Se la immagino rivolta a un cliente, uno di quelli belli, ci vedo molto del freelancer all’estero e ha quella malinconia di fondo che io adoro.
Trovi Roberto qui: