In poche righe: chi sei, cosa fai e a chi puoi essere utile.
Sono un’antropologa e danzatrice. Sono appassionata di arte, letteratura e storie di tutti i tipi: le ascolto, le raccolgo e le restituisco condividendole. Posso essere utile a chiunque, perché l’antropologia e la danza ci insegnano anche a stare in ascolto dei bisogni e dei desideri delle persone più diverse.
Che conseguenze ha avuto e sta avendo l’emergenza Covid-19 sul tuo lavoro?
Sicuramente mi sta portando a una dimensione più intima e domestica: i miei lavori prima mi portavano a spostarmi molto di più. Come per molte altre professioni, anche per me ha comportato un aumento dell’utilizzo di piattaforme digitali.
Hai cambiato qualcosa nel tuo modo di lavorare dopo l’esperienza del lockdown?
Penso di aver cominciato a usare di più il web.
Hai già partecipato al Freelancecamp?
No.
Da quanto tempo lavori come freelance? È stata una tua scelta o un obbligo? Torneresti indietro?
Direi da sempre, non è stata una scelta ma una condizione di necessità. Tornare indietro in generale è un’espressione che non mi piace molto, quindi no, non tornerei indietro. Nell’andare avanti sono curiosa di scoprire altre dimensioni della vita da freelance ma senza fanatismi, accetterei senza difficoltà anche un lavoro dipendente.
Perché parteciperai a questa edizione del Freelancecamp? Come ci hai conosciuto?Cosa ti aspetti?
Vi ho conosciute tramite una segnalazione sulla pagina facebook di Reti al femminile. Parteciperò perché ho qualche progetto nel cassetto e penso che questa possa essere una buona opportunità per imparare qualcosa di nuovo e importante, per confrontarmi con altre esperienze e fare rete.
Scegli una canzone che per te rappresenta lo spirito del freelance.
Summertime di Janis Joplin, perché è legata a un momento particolarmente creativo della mia vita.