Il libro di Silvia Zanella è uscito in piena pandemia, suonando come profetico, soprattutto perché parla di ciò che sarebbe dovuto succedere già da molto tempo, cioè l’organizzazione di un sistema di lavoro più a misura di persone.
In realtà, il libro era in cantiere già da fine 2018, quando il futuro del lavoro che si intravedeva non le piaceva affatto. Silvia Zanella non è mai stata freelance, ma crede molto nella accountability, cioè nella responsabilizzazione di tutte le persone, anche se dipendenti, e nel valore che ciascuno può dare con il proprio lavoro.
Una visione del lavoro di stampo novecentesco
Non le piaceva per nulla soprattutto la visione politica del futuro del lavoro: il 2018 è stato l’anno del decreto dignità e di misure assistenzialistiche legate a un concetto del lavoro proprio del Novecento. Non c’è nulla di male in sé, erano misure adatte al loro contesto, ma non al 2020. Infatti, negli ultimi 30 anni la società e il mercato del lavoro sono molto cambiati, rendendo certe categorie del tutto inadeguate all’oggi e improponibili per il domani.
Cosa deve cambiare nel lavoro del futuro?
Silvia Zanella è partita da una domanda: “che cos’è per me la discontinuità nel futuro del lavoro?” e ha cercato di interpretarla secondo 3 categorie:
1. Le competenze
Silvia Zanella lavora da 18 anni nel digitale e, soprattutto, nell’innovazione delle risorse umane. Negli ultimi anni si è tanto parlato di soft skill, ma con una visione distorta della loro reale utilità. Il mondo del lavoro continuava a relegarle nel cassetto come un di più, il focus sempre fisso sulla tecnicalità e la specializzazione.
Ma in un mondo iperconnesso, con la necessità di fare ecosistema, e in particolar modo per chi non ha il beneficio di una struttura organizzativa alle spalle, come il freelance, l’esigenza di tirare fuori queste competenze stava diventando sempre più urgente. La pandemia ha accelerato questo processo ormai inevitabile.
Il libro può apparire “profetico”, ora, ma la realtà è che era già palese che qualcosa non andava nel mondo del lavoro, che le persone erano molto frustrate da meccanismi legati alle organizzazioni, alle gerarchie, a una visione accentratrice.
Da “soft” a “human” skill
Tutte le competenze che chiamavamo “soft skill” sono diventate importanti, da tirare fuori dal cassetto. Noi freelance lo sappiamo bene: quando devi mandare avanti un progetto, e non hai davanti un interlocutore, devi mettere in campo altre competenze. Per esempio devi saper fare ascolto attivo, intercettare dei movimenti anche relazionali, condividere le informazioni.
Tutto ciò che chiamavamo SOFT era in realtà HUMAN: ed è lo human che fa succedere le cose.
La speranza è che quando sarà finito tutto questo, e avremo instaurato nuove forme ibride nel nostro modo di lavorare, avremo imparato che queste competenze umane, relazionali ed emotive sono essenziali, non di contorno.
Non sono più arricchimento, sono alla base di un modo di lavorare che era già da ripensare da tempo e ora, con la pandemia, è diventato solo più urgente (molto urgente).
2. Modi di lavorare
In questo caso i freelance sono teoricamente avvantaggiati, poiché già abituati a lavorare in tempi, modi e luoghi più flessibili. Chi lavora per un’azienda ha, nella maggior parte dei casi, un ufficio fisico da frequentare obbligatoriamente.
Anche in questo caso però i tempi erano già maturi per ripensare spazi, tempi, relazioni e identità. Anzi, era già diventato urgentissimo: doversi vedere per forza in presenza, con tutto quello che comporta in ore e spese di viaggio, per fare mezz’ora di riunione con il solo scopo di vedersi di persona, non aveva senso nemmeno prima. Ora è diventato più chiaro.
Ripensare alla presenza e ai tempi di lavoro (e di vita)
Ch ha lavorato in ambito globale, sa che non puoi pensare di gestire una squadra di lavoro in presenza: sia che lavori in smart working o in un ufficio aziendale, saresti comunque “in remoto” per le altre persone del team. Senza parlare del fatto che i tuoi orari di lavoro non coincidono con la maggior parte di loro, che stanno dall’altro capo del mondo.
Diventa sempre più importante saper contare su altri strumenti e saper trovare una propria dimensione ibrida rispetto ai tempi e agli spazi del lavoro e della vita. Questa per milioni di persone è stata una novità assoluta, quest’anno, in alcuni casi anche uno shock tremendo, alcune aziende si stanno adeguando, altre invece ancora non hanno capito che devono investire sulla formazione delle persone nell’ambito di queste skill, che vanno al di là della leadership da remoto.
Ripensare la leadership
Occorre fare un cambiamento di modalità anche della leadership: serve un passaggio da un sistema di command&control a uno di flow. È il momento – subito – che un sistema evoluto di Project Management entri nelle aziende.
Nelle aziende grandi e complesse, la responsabilità di coordinamento per questo ripensamento è sulle Risorse Umane, di concerto con il Management (che deve in primo luogo capirne l’importanza), e con le altre funzioni aziendali. Per esempio deve sapersi coordinare con:
- il Real Estate per la definizione degli spazi;
- l’IT, per capire i modern work spaces;
- chi si occupa delle mansioni non smartworkizzabili.
Gli interlocutori coinvolti sono tanti, quindi o tutti aderiscono all’idea oppure non funziona.
La difficoltà nell’azienda grande è nel coordinare tante persone e la complessità di ruoli. Di contro, nell’azienda piccola spesso non c’è nemmeno chi si occupa delle Risorse Umane. In entrambi i casi, spesso vale la pena rivolgersi a una risorsa esterna che si occupi di questo management e della formazione dei lavoratori.
L’accelerazione forzata di quest’anno ha fatto fiorire progetti e modelli molto interessanti, che si possono studiare, adattare e applicare alla nostra situazione. Il futuro del lavoro, guardando questi progetti, appare già più incoraggiante.
3. Visione
Che ruolo voglio avere io in tutto questo?
Parliamo di una visione più soft: non dobbiamo solo trattare il futuro del lavoro in termini di robotizzazione, automazione, disoccupazione, grandi scenari macroeconomici ma vederlo, al tempo stesso, dal punto di vista delle persone, che hanno un ruolo ATTIVO. L’aspetto di “dipendenti” deve cedere il passo a un aspetto di “colleganza”, anche se non apparteniamo alla stessa organizzazione.
La nuova visione quindi è: passare da una visione domanda-risposta a una di economia di sistema. Ma ognuno dovrà fare il suo, altrimenti non credo che verrà nessuno a farlo per te.

Altre cose che puoi vedere su questo argomento:
Smart working, metodi e strumenti
- Che cosa possono insegnare i freelance ai lavoratori agili – talk di Ivana Pais al Freelancecamp Online 2021: Il lavoro da remoto durante l’emergenza Covid ha fatto scoprire le potenzialità del lavoro agile: ora molte aziende annunciano piani per incentivare la flessibilità di spazi e tempi di lavoro. Che cosa possono insegnare i freelance ai lavoratori agili? In che modo la diffusione del lavoro agile può cambiare anche l’organizzazione del lavoro dei freelance?
- Lo smart working visto con gli occhi di un’agenzia – talk di Marco Ziero al Freelancecamp Online 2021: Le esperienze e le idee maturate in agenzia per favorire il benessere e la produttività in questo nuovo paradigma di smart/remote working.
- Collaborazione tra Freelance e Web agency da remoto – talk di Anke Van Reeth al Freelancecamp Online 2020: Da più di 6 anni lavoro come freelance con altre agenzie in tutto il mondo, incontrate spesso solo dopo anni di collaborazione. Condividerò consigli e strumenti che uso per favorire queste relazioni.
- La comunicazione per facilitare il remote working e la digital collaboration – talk di Sara Duranti al Freelancecamp Online 2021: Come strutturare un flusso di comunicazione che aiuti le persone a collaborare, a non sentirsi sole e abbandonate, e a non lavorare troppo? Come gestire la comunicazione di team remoti? Quali strumenti abbiamo a disposizione?
Conciliazione e work-life balance
- Surviving smart family – talk di Fabiana Palu al Freelancecamp Online 2021: Dopo un anno di pandemia, lavoro domestico e forzate convivenze ho brevettato il metodo SEA: la sopravvivenza in 3 parole allo smart working con famiglia a carico.
- Il work-life balance assomiglia all’unicorno rosa… o esiste davvero? – talk di Fabiana Palu al Freelancecamp Marina Romea 2020: Il lavoro non è un posto, è uno spazio in cui esprimersi. Sfatiamo alcuni miti con alcuni esercizi, vi svelo quello che so sulla formula magica dell’equilibrio, e qualche consiglio facile facile per migliorarlo.
- Freelance che telefonano nel bagno – talk di Benedetta Gargiulo al Freelancecamp Marina Romea 2019: 10 punti per imparare a integrare la gestione dei figli con quella del lavoro, per freelance genitori o futuri genitori.
Project management e self management: strumenti per organizzarsi meglio
- Possiamo ancora fare progetti da soli? – talk di Piero Tagliapietra al Freelancecamp Marina Romea 2018: Cosa ho imparato negli ultimi due anni su progetti e gestione dei team, soprattutto lavorando in DOC Servizi e Hypernova.
- Non solo to-do-list: le 7 liste anti-ansia per organizzare il tuo lavoro – talk di Chiara Battaglioni Freelancecamp Lecce 2018: A volte la classica “lista di cose da fare” non basta per tenere sotto controllo il caos che ci circonda: ecco che allora possono venirci in aiuto altri tipi di liste, meno conosciute, ma non per questo meno efficaci. Ecco la mia personalissima selezione delle 7 liste anti-ansia pensate per il freelance incasinato.
- Cosa mettere nello zaino 2.0 e lavorare… senza panico! – talk di Letizia Palmisano al Freelancecamp Roma 2019: Mi occupo spesso dei live social. Molti viaggi sono A/r in giornata. Zaino in spalla e via. E poi il wifi non funziona, non ti hanno dato una postazione con una presa, devi fare un video al volo (tanto che ci vuole…!). Cosa non deve mai mancare in uno zaino 2.0? Soluzioni pratiche e leggere a portata di tutti (portafogli e spazio nello zaino in primis!).
- Da Normal Worker a Nomad Worker – talk di Antonio Gallo al al Freelancecamp Roma 2019: Cos’è un nomade digitale, come diventarlo, aspetti positivi e negativi del lavoro da remoto, dove andare, come gestire tempo e finanze, ferri del mestiere e tanto altro.
- Enjoy Your Life! Enjoy Your (Smart) Work – talk di Francesca Ferrara al Freelancecamp Roma 2020: La pandemia ha costretto anche i freelance che già erano smart workers a rivedere la propria organizzazione: nuove routine e scalette di vita e di lavoro. Buone pratiche, alla ricerca di una qualità di vita migliore, che ci hanno supportato nei mesi difficili e che dovremmo continuare.
- Il nostro lavoro digitale sempre a portata di mano! – talk di Tiziano Barizza al Freelancecamp Marina Romea 2019: Con pochi strumenti possiamo semplificare il nostro lavoro e organizzare tutti i contenuti digitali: basta usare bene applicazioni che già abbiamo e aggiungere un pizzico di spirito organizzativo.
- Agile è bello ma non ci vivrei – talk di Alessio Brigadini al Freelancecamp Roma 2018: Agile può essere molto utile per i progetti dei freelance, se lo sai usare bene: i concetti base e le parole chiave da conoscere, per potere annuire con sufficienza quando si accetta un nuovo progetto.
Dall’archivio ZoomClub
Puoi vedere i video di questo archivio solo se possiedi la tessera del Freelancecamp Club
- Come gestire la fase conoscitiva con un cliente in remoto. Con Francesco Vetica di Fifth Beat.