[Giuliana è una mia amica carissima, e ci siamo conosciute proprio a Marina Romea – grazie a uno shopper di un barcamp che le ho visto appeso all’ombrellone. Sono molto molto contenta ogni volta che torna al mare da me, qualunque sia l’occasione. Online la trovate su www.giulianalaurita.com e su Twitter è @forbiceverde]
Molti pensano che fare i freelance sia un ripiego, magari perché non si trova lavoro, altri che sia una missione. Tu come ti poni?
Vedo la missione nel tipo di lavoro che si fa, non nel modo in cui si lavora. Freelance è un modo (di essere e di fare), quindi no, direi che non è una missione.
Non è neanche sempre un ripiego, perché non tutti possono essere freelance. In fondo l’azienda (l’organizzazione, in generale) è una rete di sicurezza, da tutti i punti di vista: in termini economici è la certezza di uno stipendio – se ti pare poco! – e in termini identitari è un logo che, lo vogliamo o no, ci protegge attraverso l’appartenenza, ci attribuisce un cappello senza che siamo sempre noi a confezionarcelo, pensandolo e cambiandolo quando serve. Quindi no, non è neanche un ripiego.
Io ho iniziato come freelance e quando sono entrata in azienda ho detto “mai più freelance” (lo stipendio, l’identità eccetera). Ma a un certo punto ho sentito l’esigenza di recuperare la velocità che l’azienda non poteva avere, per la sua struttura, principalmente. Se il mondo va veloce le persone possono seguirlo, le aziende no, devono tirarsi dietro troppe cose. Stipendi e loghi compresi.
Trovaci un’immagine che rappresenta per te il freelancismo
giuliana laurita’s pin on Pinterest.
Il freelancismo per me è uno zaino, ma mica uno zaino qualunque. Contiene gli strumenti per guardare il mondo, registrarlo, interpretarlo, restituirlo. In fondo ogni freelance è un artigiano del futuro la cui materia prima è il presente.
Come ti immagini il freelance camp? Tu che hai già partecipato, come te lo immaginavi e cosa hai portato a casa?
Ho partecipato al Freelance Camp dell’anno scorso e mi è piaciuto moltissimo. Mi sono portata a casa il calore delle persone, la competenza degli speaker, l’allegria di un week end al mare e la curiosità su un sacco di cose che non avevo mai considerato. Perciò mi aspetto la stessa cosa, con persone nuove, nuove competenze, un’integrazione di allegrie, un altro zaino di curiosità. (Poi c’è una cosa che vorrei dire. Io sono una timida patologica, per cui le occasioni di networking sono per me delle guerre, nel senso che io mi metterei in un angolo a fare tappezzeria e bon, ma mica perché sono malmostosa. Nel caso, sono sempre lieta di farmi salvare ☺).
Qual è la tua Twitter bio? ce la spieghi?
Cambio spesso la mia bio, e questa in effetti ha fatto il suo tempo, quindi chissà se sarà la stessa a maggio (una delle cose che ho imparato è che in rete essere se stessi, anche cambiando, paga di più che non seguire le “7 regole per raggiungere il Kloutscore di Obama in due settimane”). È molto oggettiva: sono un’anziana della rete, mi piace insegnare, cerco ogni giorno di rendere utile quello che ho imparato.
Non c’è uno sfondo e non è un caso: ho un pessimo rapporto con le immagini. Ci sto lavorando.