[Oggi intervistiamo Daniele Paviani, su Twitter @samskeyti79, fedelissimo del #freelancecamp – ha partecipato fin dalla prima edizione]
Molti pensano che fare i freelance sia un ripiego, magari perché non si trova lavoro, altri che sia una missione. Tu come ti poni?
Fare il freelance lo vedo più come una scelta e credo serva convinzione e forse anche un po’ di predisposizione. Se viene visto come un ripiego è più difficile che possa funzionare. Per me smettere di essere un dipendente è stata una scelta fatta qualche anno fa e la rifarei, che poi io abbia la giusta convinzione e predisposizione per fare il freelance ancora non lo so.
Trovaci un’immagine che rappresenta per te il freelancismo
Per un freelance, più che per altri, è necessario correre, metaforicamente parlando. Essere freelance per me vuol dire potersi gestire il proprio tempo e grazie a questa libertà ho iniziato a correre, non metaforicamente, come da foto.
Tu che hai già partecipato a due Freelancecamp, come te li immaginavi e cosa hai portato a casa?
Ho già partecipato a due edizioni. La prima ero venuto senza grandi aspettative, per curiosità, grazie al fatto che non era lontano da casa. Avevo in programma di stare lì al mattino e fare altro nel pomeriggio e invece mi trovai così bene, mi piacque così tanto l’ambiente, l’atmosfera e la gente che mi fermai tutto il giorno. L’anno scorso addirittura decisi di partecipare con un mio intervento e quest’anno replicherò. Per chi mi conosce questo dice tutto.
Qual è la tua Twitter bio? ce la spieghi?
È una bio un po’ criptica, ma essa stessa spiega perché lo sia, infatti:
“Mi piace distinguermi senza farmi notare.”
Sono un anticonformista che si mimetizza. Sono un esibizionista riservato. Mi piace se le cose che faccio sono apprezzate, ma non dico in giro di averle fatte e non voglio prendermene i meriti.
“Take a walk on the mild side.”
Parafrasando il brano di una canzone: è un invito a scoprire anche il lato mite, gentile e timido del mondo, dove spesso si nascondono potenzialità sottovalutate.