Oggi abbiamo posto le cinque domande a @barbaragozzi (su Linkedin)
Ma davvero vuoi fare/fai il/la freelance? Cosa ti spinge a farlo nonostante tutto?
“Ho iniziato con un posto fisso, ho lavorato con diversi part time e contratti a termine, ma in realtà ho sempre cercato il modo e la maniera per fare il ‘lancio’. Non tanto perché poi sia tutto facile, semplice e sotto controllo, anzi. Ma per trovare una certa dimensione in cui poter tirare fuori quello che so fare, che sono, senza finire ingabbiata da tonnellate di regole altrui, doveri, aspettative, e dinamiche chiuse.”
Se dovessi descrivere le tue competenze (non necessariamente quelle che usi ora) in 140 caratteri, cosa scriveresti?
“Editor, collab.editoriale, smm, comunicazione, web content, fotografa, eventi. Ossessionata dalla storie, già scritte, da scrivere, su usi e gestioni.”
Come spieghi il tuo lavoro ai tuoi?
“Di solito uso parole che so possono collocare nei loro schemi dei mestieri, come ‘clienti’, ‘consulenza’, ‘editoria’, ‘comunicazione’, ‘aiuto l’immagine di un marchio’ ecc… In linea di massima almeno una volta al mese c’è sempre qualcuno che mi chiede cosa faccio esattamente, i miei genitori quando mi chiedono come va al lavoro hanno poi bisogno che io ripeta ogni volta cosa faccio esattamente considerando poi che tutta una grande sfera del lavoro, la parte legata al web, non è comprensibile, per molti non vuol dire niente, non ha un senso preciso nell’equazione – mestiere/redditività.”
Sei il ministro del lavoro e hai solo un decreto per i freelance, ovviamente di 140 caratteri massimo: cosa ci scrivi?
“Riduzione imposizioni fiscali al 20% massimo totale sul complessivo degli utili annui, flessibilità nelle categorie di costi deducibili per settore.”
Il posto in cui ti piace lavorare e il posto in cui detesti farlo (senza limiti alla fantasia)
“Ho sempre bisogno di stimoli, creatività, confronti, idee nuove altrui o mie da provare a sviluppare, coltivare per vedere che succede. il posto in cui mi piace lavorare è dunque quello – ovunque sia, a casa, sul treno, in un open space attrezzato – in cui riesco a creare, e alimentare interconnessioni, in cui non sentirmi sola, in cui poter essere libera di andare a un incontro quando voglio e allo stesso modo di sbrigare commesse e consegne in qualunque orario, notturno o molto mattutino compresi. Detesto gli uffici tradizionali, con le pause contate al cronometro, gli occhi di tutti addosso, i controlli in remoto sul pc in uso, detesto tutti i luoghi dove ci si aspetta un rigido comportamento ogni singolo giorno, dove non posso alzarmi d’improvviso, mettere la testa sotto il sole per cinque minuti a occhi chiusi poi tornare al portatile e finire un’offerta.”
Se volete rispondere alle domande, scrivete a info at freelance camp punto net!